Gruppo Speleologico Sacile
Abisso dell’Ottavo Nano - ColCiavath - (Zona Pradut – Claut)
Da Speleologia dicembre 2017 - Articolo di Filippo Felici
(Foto di Barbara Grillo)
L'area carsica del Colciavath è la porzione più orientale del monte Resettum, rilievo localizzato ai bordi del Parco Naturale delle Dolomiti
Friulane, nel comune di Claut (PN).
Sopra i 1800 m s.l.m. la superficie si presenta praticamente nuda ed il carsismo superficiale è estremamente sviluppato,
con la presenza di campi solcati incredibilmente densi e approfonditi. Nel giro di pochi anni sono comunque stati
individuati oltre 150 ingressi.
Questa porzione di massiccio, diversamente di quanto avvenuto sul suo settore centrale (area del Pradut),
è stata oggetto di rare e, relativamente, infruttuose incursioni di speleologi triestini e pordenonesi
svoltesi a cavallo degli anni '80-90. Queste ricerche avevano portato all'individuazione di una quarantina
di cavità caratterizzate da profondità che in nessun caso superavano i cento metri.
Il massiccio è caratterizzato dall'affioramento dei calcari del Cellina e da quelli del Vajont che sono
rinvenibili dalla sommità delle vette (circa 2000 m s.l.m.) a fondovalle (circa 700 m s.l.m.).
Questi calcari poggiano su un substrato di dolomia principale. La dorsale si sviluppa per circa 6 km in
direzione est-ovest; il versante sud è caratterizzato da alte pareti aggettanti sulla valle di Barcis
mentre il versante nord, oggetto delle nostre ricerche, digrada lentamente verso l'alta valle del Fiume
Cellina, con riferimento principale l'abitato di Claut. Al momento non sono ancora note le sorgenti
dell'intero massiccio sul quale non vi è presenza di alcun reticolo idrografico superficiale.
Da alcuni anni speleologi dei gruppi di Sacile e Pordenone stanno portando avanti sistematiche ricerche
atte a individuare nuovi ingressi.
Le esplorazioni esterne sono rese particolarmente difficoltose dalla presenza di una fitta macchia di
pini mughi posta nella fascia di quota 1500-1800 m s.l.m. tanto che si sta valutando l'ipotesi di
effettuare perlustrazioni anche tramite droni.
Sopra questa fascia la superficie si presenta praticamente nuda e il carsismo superficiale è estremamente
sviluppato, con la presenza di campi solcati incredibilmente densi e approfonditi.
Nel giro di pochi anni sono comunque stati individuati oltre 150 ingressi, tra piccoli e grandi,
la discesa di molti dei quali è stata rinviata a una fase successiva della ricerca.
Nel gennaio 2017, approfittando di un eccezionale freddo, grazie allo studio di alcune anomalie
termiche su uno di questi ingressi (posto a quota 1800 m s.l.m.), è stata forzata una strettoia
alla profondità di 70 m (profondità già raggiunta nel 2014) e, in poche uscite, è stato esplorato
un reticolo di meandri e gallerie inattive che, per il momento, è stato rilevato per oltre 200 m
di profondità e circa 1 km di sviluppo.
Le esplorazioni, rese difficili dalle basse temperature, di poco superiori al grado centigrado, e
dalla ristrettezza di alcuni passaggi, sono attualmente ferme su diversi fronti, tutti caratterizzati
da violente correnti d'aria. Quest'abisso, cui inizialmente era stato dato il nome di Busone di Higgs,
è stato denominato Abisso dell'Ottavo Nano e rappresenta tuttora l'abisso di maggior profondità dell'intero massiccio.
L'esplorazione è resa tanto più appetibile quanto più si pensa al fatto che a circa 2 km di distanza
(per circa 600 metri di dislivello!) si trovano le grandi gallerie del leggendario Landri Scur, paleo
risorgente del Fiume Cellina, esplorata per oltre 5 km di sviluppo, le cui esplorazioni sono tuttora
in corso e che rappresenta una delle cavità più estese di tutto il Friuli occidentale.
Punto nodale della grotta è rappresentata dal salone Kazhad Dhum - Nanosterra, a 190 m di profondità.
Da qui dipartono diverse prosecuzioni. La via del Cancello di Dimrill è una galleria in salita che si
affaccia a metà di un pozzo sceso il quale, percorso un altro tratto di meandro, si raggiunge la sommità
di un pozzo di una quarantina di metri ancora da scendere.
Sempre da Kazhad Dhum è possibile proseguire in discesa su un ramo attivo, il Brandivino esplorato sino
all'imbocco di un laminatoio molto bagnato posto alla profondità di 250 m.
Sempre dalla stessa sala dipartono meandri in direzione est e ovest (direttrici delle principali
fratture del massiccio) la cui esplorazione è stata rimandata a causa di strettoie e frane (Rami del Barlog).
Anche su questi fronti le correnti d'aria non mancano tanto che il vento presente è in grado di muovere i
moschettoni dei frazionamenti e di respingere indietro fazzoletti di carta accartocciati! Di particolare
interesse potrebbe rivestire in futuro anche lo studio delle abbondanti infiorescenze di latte di monte,
del tutto simili a batuffoli di cotone, che in questa grotta caratterizzano tutti gli ambienti con forti
correnti d'aria, nonché i depositi di vermico- lazione argillosa, non comuni su queste aree delle Prealpi Carniche.
Sebbene il dislivello potenziale, si desume, non possa superare i 900 m di dislivello la cavità assume un
interesse particolare a causa del fatto che notevole è l'estensione del massiccio e che le dolomie
sottostanti potrebbero fungere da substrato meno permeabile in grado di condizionare lo sviluppo di
gallerie in interstrato.