Esplorazione in solitaria all’Abisso dell’Ottavo Nano - ColCiavath - (Zona Pradut – Claut)
16 dicembre 2017- Relazione di Filippo Felici
Basta rimandare. È da luglio che non si mette più piede in Col Ciavath. Il corso, il raduno, mille altri problemi.
Basta,
questo è il momento.
Sotto il cancello di Dimrill ci attende un pozzo, un altro… e dobbiamo scenderlo. Questa volta sono solo.
Due ciaspe, ancora notte. 1200 sono i metri di dislivello che mi separano dall’ingresso. Una grossa mano me
la da Angelo che incontro fortunatamente e con la motoslitta mi dà un bel passaggio. Ma la via è ancora
lunga.
-20? -23?
Non so, ma sicuramente fa un freddo cane.
La neve è bellissima. Ce ne è circa 1 metro e mezzo. Soffice ma compatta. I mughi sono appiattiti al suolo. Il
peso della neve fa il suo lavoro. Passo di fronte a Bronchite, a Kirzikistan e a mille altri buchi di cui conosco
solo la “veste estiva”. La giornata è fantastica. La ciaspolata è bellissima. Non sono neppure pesante di
attrezzatura.
Fatico non poco per trovare l’ingresso “versione invernale” ma il problema più grosso ora è la corda. Un ora
e mezzo con la pala per ritrovare la corda. Fa un freddo cane. Le mani si rattappizzano dal freddo. Devo
entrare.
Si fischia giù.
E’ giù che mi cambio. Troppo freddo fuori.
Dentro. Eccolo il Nano, il piccoletto che non vuole crescere. Quest’anno è entrato nell’adolescenza, anche
se non vuole ammetterlo. A quando l’età adulta? Ad oggi? Forse.
“’ ’giorno Pippo” fa lui.
“Buongiorno, che c’è?” rispondo io.
“E’ un pezzo che non ci vediamo. Dove sei stato? Io ti ho aspettato. Sai quel pozzo dove avete scritto i vs.
nomi lo scorso luglio? E’ ancora lì. Giuro, non c’è stato nessuno, lo giuro”.
“Si ti credo. Chi vuoi che potesse pensare di venire?”
“Non ci sono altri speleo?”
“No, proprio pochi”.
Il Nanetto mi sorride. Conosco oramai a memoria ogni singolo passaggio. Veloce mi dirigo al cancello di
Dimrill. Devo rilevare e scendere il pozzo sul quale mi ero affacciato con Mammolo lo scorso luglio.
Un freddo cane. Fa freddo. Rilevare fa freddo.
Rilevo poco più di 100 metri di meandro ed arrivo al pozzo. Minas Morghul. Questo il suo nome. Lo
avevamo valutato un P35. Si scorgono risalite, traversi. Ora però l’obiettivo è di scenderlo. Ho con me una
90. Sarò stato troppo ottimista?
Scendo armando e rilevando.
Grande. Più di quanto lo avessi immaginato. Ci sono finestre, displuvi, risalite. Ma che posto è questo
qua???? P55. SI un P55.
In fondo un forrone, la forra del Morghul. Acquatica (con queste temperature? Mammamia….),
incredibilmente ventosa, larga. Scendo un altro P20 e finisco la 90. Mi fermo sopra un P15. Sotto, un grande
ambiente: Minas Thirith.
Abbondantemente superato il chilometro di sviluppo per oltre 300 metri di profondità. Il Nano è entrato in
età adulta.
La risalita, empatica, è fluida è veloce. Uscirò alle 17.00, notte. Una bellissima ciaspolata da 1800 a Lesis mi
attende…