Abisso dell’Ottavo Nano - ColCiavath - (Zona Pradut – Claut)
7 luglio 2018 - Relazione di Filippo Felici
La Desolazione di Smaug, Abisso dell’Ottavo Nano
Siamo in 4 (io, Mammolo, Alvise e Pierasco), più altri 3 (Radi + 2) che forse si uniranno più tardi per venire a far foto,
dopo aver rivisitato l’abisso del Sarch.
Ci incontriamo però praticamente subito, visto che non riescono nemmeno a trovarlo, l’abisso del Sarch…,
ma almeno i due incogniti acquistano un nome: Laura ed Orzo Wei.
L’obiettivo di questa punta è l’assalto al fondo: disostruzione della strettoia nel meandro che per ora segna il fondo della grotta a -320
e il raggiungimento delle finestre che fanno capolino nell’ultimo pozzo esplorato lo scorso gennaio.
Ci accorgiamo però sin dall’inizio che i tempi saranno più lunghi del previsto e già mentre percorro le parti iniziali della grotta,
quelle sicuramente più fastidiose, comincio a pensare al piano B, ovvero a quella strettoia soffiante nel Salone di Kazhad Dhum.
Cerco di immaginarmi cosa possa esserci là dietro, a possibili congiungimenti con il Brandivino, o con il Ramo del Barlog,
il cui ingresso è a due metri da lì …
Penso e spero, penso e spero, ma non so darmi una risposta.
E così, dopo un tempo infinito, in 5 arriviamo al salone.
Mentre gli altri preparano un po’ di cibo calmo mi avvio, munito di demolitore, sul cantierino di scavo.
Laura mi raggiunge a darmi una mano.
In due in brevissimo tempo riusciamo a completare l’opera.
Passo così, facilmente, attraverso quell’inferno di aria e mi trovo in una saletta.
Di fronte a me un meandro ventoso, all’apparenza stretto,
fossile e con le pareti ricoperte del solito latte di monte.
A lato, del nero, fa capolino tra alcuni massi di frana.
Mi avvicino e getto sassi. Tanta aria tra questi blocchi. Tra questi mi faccio spazio e ne butto giù qualcuno.
P50, 60 forse. Sotto a noi rumore di fiume. Con noi abbiamo solo una 30.
Ipotesi 1: Collegamento con il Brandivino: scartata.
Ipotesi 2: collegamento con il Ramo del Barlog: scartata.
Altro meandro che se ne va per i fatti suoi.
La grotta diventa sempre più complicata: fitta rete di meandri, apparentemente “indipendenti” uno dall’altro.
La grotta sembra non avere una struttura sua.
Scendere tra quei sassi è però pericoloso e quindi attraversiamo facilmente l’orlo del pozzo,
e ci immettiamo in una galleria piccola che dopo 4/5 metri sprofonda nuovamente nel nero totale di un meandro altissimo,
il meandro della Desolazione di Smaug.
Proseguiamo alti sino alla fine della corda fino al ritrovarci nuovamente sull’orlo di un nuovo inquietante nero.
Con questo nuovo ramo possiamo così attribuire un nuovo aggettivo a questo nanetto:
dopo mostro, malefico, bastardo,
ora lo potremmo definire anche anarchico per questa sua caratteristica di non voler proprio sottostare ad alcuna regola ...